Boris Pasternak, il celeberrimo autore de Il dottor Zivago, fu a lungo perseguitato dal regime sovietico, proprio per aver scritto questo libro, struggente e bellissimo.
Questo libro, estremamente autobiografico, raccontava anche i lati più oscuri della rivoluzione di ottobre.
Per questo motivo, fu inviso al regime sovietico, che ne proibì la pubblicazione.
In occidente, invece il libro ebbe ampia diffusione e in Italia fu pubblicato grazie alla casa editrice Feltrinelli.
In seguito il libro vinse il premio Nobel per la letteratura, premio che Pasternak non potè ritirare.
Soltanto dopo le riforme volute da Gorbaciov, circa trent'anni dopo, il figlio di Pasternak, Eugeni, potè ritirare il premio.
Questo libro è uscito in edizione originale, insieme ad altri nove tra cui il mio amatissimo Altri libertini di P.V. Tondelli, ma questa è un'altra storia, o meglio un altro libro, nel cinquantesimo anno di fondazione della casa editrice.
Perchè scrivo tutto questo? Non per parlare di politica, totalitarismi, dittature e varie.
Ma perchè, domenica al telegiornale, in un servizio, hanno fatto vedere un gruppo di persone, che in maniera del tutto pacifica, a L'Aquila, hanno scavalcato le transenne per liberare la città dalle macerie e ridare un aspetto civile alla loro città.
E dalle macerie, una ragazza ha estratto un libro, ed emozionata l'ha mostrato alle telecamere.
Questo libro, che, seppure malridotto, ha resistito al terremoto, e a tutti i dissesti del caso, è Il dottor Zivago.
Sono sincera, sarà che amo molto la letteratura, sarà che amo molto questo libro, anche se la sua lettura mi provoca sempre molto dolore, quando ho visto tra le mani di quella ragazza Il dottor Zivago, mi è venuto un groppo alla gola, e mi è sembrato una sorta di, non so come definirla, magia? giustizia? chiusura del cerchio? che questo libro, dalla vita così travagliata sia rimasto tanti mesi sotto le macerie, e sia stato estratto.
Tutto questo, ovviamente, non c'entra niente con la ricetta odierna. Ma mi ha talmente colpito che il libro estratto sia stato proprio questo, che ho sentito il bisogno di scriverne.
La ricetta, comunque è molto semplice, direi essenziale e rigorosa.
Ma nella sua essenzialità molto buona e gustosa.
Proprio per la semplicità della cottura, è necessario che la materia prima sia di ottima qualità.
L'orata l'ho cotta al vapore, profumando l'acqua con un tè cinese pregiato il Lu An Gua Pian, e col sedano e le carote ho preparato una brunoise, dadolata, di verdure, che ho sbollentato per pochissimi minuti, affinchè mantenessero la loro croccantezza.
Il tè ha conferito al pesce un aroma leggero e delicato.
Ho condito il tutto con un olio extravergine di oliva ligure, di olive taggiasche, e soltanto i filetti di orata li ho insaporiti col sale rosa dell'Himalaya, un sale proveniente dal Punjab pakistano.
Ricco di sali minerali, enfatizza i sapori del cibo, senza coprirli.
Una cena leggera, equilibrata, saporita.
Orata al vapore con brunoise di verdure
Ingredienti per due persone
un'orata di circa 850 g.
tre carote medie,
un paio di coste di sedano,
olio extravergine di oliva,
3 g. di tè verde Lu An Gua Pian,
sale rosa dell'Himalaya,
sale.
Ricavate dall'orata due filetti. In una pentola ponete le foglie di tè, e due - tre dita di acqua, il cestello della vaporiera, coprite, fate raggiungere l'ebollizione e fate passare 4 - 5 minuti perchè l'acqua si insaporisca.
Intato lavate e pelate la carota, lavate il sedano, asciugate entrambe le verdure e tritatele a coltello, sbollentatele in acqua leggermente salata, e ponetele in un colino a sgocciolare.
Intanto cuocete i filetti di orata, un paio di minuti per lato.
In un piatto adagiate un filetto, con un coppapasta ponete le verdure, sfilatelo delicatamente, condite l'orata e le verdure con un filo d'olio e insaporite l'orata con qualche grano di sale pestato nel mortaio.
Ho abbinato un vino bianco un Verduzzo veneto, e anche il tè cinese Lu An Gua Pian
Questo libro, estremamente autobiografico, raccontava anche i lati più oscuri della rivoluzione di ottobre.
Per questo motivo, fu inviso al regime sovietico, che ne proibì la pubblicazione.
In occidente, invece il libro ebbe ampia diffusione e in Italia fu pubblicato grazie alla casa editrice Feltrinelli.
In seguito il libro vinse il premio Nobel per la letteratura, premio che Pasternak non potè ritirare.
Soltanto dopo le riforme volute da Gorbaciov, circa trent'anni dopo, il figlio di Pasternak, Eugeni, potè ritirare il premio.
Questo libro è uscito in edizione originale, insieme ad altri nove tra cui il mio amatissimo Altri libertini di P.V. Tondelli, ma questa è un'altra storia, o meglio un altro libro, nel cinquantesimo anno di fondazione della casa editrice.
Perchè scrivo tutto questo? Non per parlare di politica, totalitarismi, dittature e varie.
Ma perchè, domenica al telegiornale, in un servizio, hanno fatto vedere un gruppo di persone, che in maniera del tutto pacifica, a L'Aquila, hanno scavalcato le transenne per liberare la città dalle macerie e ridare un aspetto civile alla loro città.
E dalle macerie, una ragazza ha estratto un libro, ed emozionata l'ha mostrato alle telecamere.
Questo libro, che, seppure malridotto, ha resistito al terremoto, e a tutti i dissesti del caso, è Il dottor Zivago.
Sono sincera, sarà che amo molto la letteratura, sarà che amo molto questo libro, anche se la sua lettura mi provoca sempre molto dolore, quando ho visto tra le mani di quella ragazza Il dottor Zivago, mi è venuto un groppo alla gola, e mi è sembrato una sorta di, non so come definirla, magia? giustizia? chiusura del cerchio? che questo libro, dalla vita così travagliata sia rimasto tanti mesi sotto le macerie, e sia stato estratto.
Tutto questo, ovviamente, non c'entra niente con la ricetta odierna. Ma mi ha talmente colpito che il libro estratto sia stato proprio questo, che ho sentito il bisogno di scriverne.
La ricetta, comunque è molto semplice, direi essenziale e rigorosa.
Ma nella sua essenzialità molto buona e gustosa.
Proprio per la semplicità della cottura, è necessario che la materia prima sia di ottima qualità.
L'orata l'ho cotta al vapore, profumando l'acqua con un tè cinese pregiato il Lu An Gua Pian, e col sedano e le carote ho preparato una brunoise, dadolata, di verdure, che ho sbollentato per pochissimi minuti, affinchè mantenessero la loro croccantezza.
Il tè ha conferito al pesce un aroma leggero e delicato.
Ho condito il tutto con un olio extravergine di oliva ligure, di olive taggiasche, e soltanto i filetti di orata li ho insaporiti col sale rosa dell'Himalaya, un sale proveniente dal Punjab pakistano.
Ricco di sali minerali, enfatizza i sapori del cibo, senza coprirli.
Una cena leggera, equilibrata, saporita.
Orata al vapore con brunoise di verdure
Ingredienti per due persone
un'orata di circa 850 g.
tre carote medie,
un paio di coste di sedano,
olio extravergine di oliva,
3 g. di tè verde Lu An Gua Pian,
sale rosa dell'Himalaya,
sale.
Ricavate dall'orata due filetti. In una pentola ponete le foglie di tè, e due - tre dita di acqua, il cestello della vaporiera, coprite, fate raggiungere l'ebollizione e fate passare 4 - 5 minuti perchè l'acqua si insaporisca.
Intato lavate e pelate la carota, lavate il sedano, asciugate entrambe le verdure e tritatele a coltello, sbollentatele in acqua leggermente salata, e ponetele in un colino a sgocciolare.
Intanto cuocete i filetti di orata, un paio di minuti per lato.
In un piatto adagiate un filetto, con un coppapasta ponete le verdure, sfilatelo delicatamente, condite l'orata e le verdure con un filo d'olio e insaporite l'orata con qualche grano di sale pestato nel mortaio.
Ho abbinato un vino bianco un Verduzzo veneto, e anche il tè cinese Lu An Gua Pian
12 assaggi
buonissima!! leggera e gustosa! ciao!
RispondiEliminaCiao tesoro, che meraviglioso romanzo! Una vita travagliata, quella del dottor Zivago, diviso dall'amore per la sua famiglia e dal sentimento per Lara, nello scenario drammatico della Rivoluzione di Ottobre!
RispondiEliminaEd è un fatto veramente straordinario, aver ritrovato questo libro fra le macerie del terremoto!
La tua orata cotta al vapore e profumata con il tè cinese è, senza dubbio, deliziosa e raffinata! Mi incuriosisce molto il sale rosa dell'Himalaya che non ho ancora provato! Un bacio e buona serata
Ciao davvero buona e leggera...noi mangiamo quasi sempre pesce, per cui è perfetta!!!! baci
RispondiEliminaBel piattino leggero e saporito...bravissima come sempre!!
RispondiEliminaChe bella la storia del libro, una magia davvero... quel libro ..quell'autoer che tanto ha patito prima di risorgere dalle sue "macerie" personali... e il libro che rinasce anch'esso...proprio quello....un significato intrinseco intenso!
RispondiEliminagrazie per il racconto!
e pure per la ricetta, leggera e gustosa!:)
Un piatto delicato e leggero, una racconto dolce che colpisce. I libri sono parte di noi....anche se è davvero poco, quella ragazza ha ritrovato una piccolissima parte di se.
RispondiEliminaE' bello che tu abbia condiviso una sensazione che con la cucina non ha a che fare, è un modo per conoscersi sempre meglio!
RispondiEliminaQuesta ricetta è deliziosa, comprende molte delle tue passioni!
il tè non poteva mancare, anche nel pesce, che bella idea, ricetta raffinata e particolare. ho visto anch'io il servizio de L'Aquila e mi ha fatto un certo effetto vedere quel libro, chissa quante emozioni avrà suscitato,ed in chi,...decisamente un segno di speranza e di continuazione quasi a tramandare qualcosa...
RispondiEliminaciao Reby
Ciao tesoro, sono passata per un saluto e per augurarti buon fine settimana. Baci
RispondiEliminache bello il dottor zivago che rinasce dalle macerie... anche per me è sempre un'emozione leggerlo!
RispondiEliminaIo ho sempre considerato i libri un'ancora di salvezza, non posso che capire e apprezzare moltissimo la prima parte del post. La ricetta poi mi entusiasma, soprattutto per quell'acqua aromatizzata con il the. Per cuocere il pesce hai usato il cestino di bambù o la vaporiera?
RispondiEliminaFederica, grazie!
RispondiEliminaLady Boheme, grazie! Il sale rosa dell'Himalaya, è entrato da poco in cucina, ma già mi sono presa una "bella cotta"!
Luciana, grazie!
Simo, grazie!
Terry, grazie davvero!
Sally, grazie! Anch'io penso che i libri siano una piccola parte di noi stessi.
Tania, grazie! Hai centrato in pieno, l'obiettivo è portare un pò del nostro mondo del blog...
Rebecca, grazie! Anch'io ho pensato la stessa cosa nel vedere il servizio al tg. Chissà quanta emozione, una scoperta così semplice avrà suscitato. In me, come ho scritto, tante e forti.
Iana, grazie!
Asa Ashel, grazie! Ho utilizzato il cestello di acciaio, quello che si apre come un fiore...
Baci Giovanna